Abbiamo traslocato

Da oggi ci trovate su http://vallesiciliana.wordpress.com/

Chi ricostruirà l'Abruzzo ?


La promessa di una ricostruzione affidata ad imprese del luogo fatta dal primo ministro Silvio Berlusconi si sta rivelando quello che in molti temevano, una frase fatta per far stare buoni gli abitanti delle zone colpite dal sisma e niente di più.

I primi appalti per la ricostruzione sono stati affidati a due ditte del Nord nonostante l'unica impresa locale abbia fatto un'offerta economicamente più vantaggiosa offrendo uno sconto più che doppio rispetto a chi ha vinto. Si tratta di costruire le piattaforme antisismiche in cemento armato su cui poi inserire alloggi provvisori o definitivi. In un caso l'impresa vincente ha promesso di finire i lavori in anticipo, pur dovendo portare operai dal Nord e dovendoli poi alloggiare nel cantiere. E non si tratta di qualche decina di persone ma di diverse centinaia. Ma quello che più appare strano è che le relazioni tecniche presentate dall'abruzzese Imar, se pur perfettamente uguali a quelle del vincitore, hanno preso fra i voti più bassi assegnati dalla Protezione Civile.

In tanti aspettano di vedere l'Impregilo in azione, la stessa che ha costruito l'ospedale San Raffaele a L'Aquila, per chi non lo ricordasse quello crollato come un castello di sabbia.

Che gli abruzzesi hanno perso fiducia in questo esecutivo è chiaro a tutti, basta vedere la percentuale dei votanti alle ultime europee, ben inferiore al 30%. La motivazione ufficiale è che ci sono state diverse scosse, ma andando a vedere non sono state numerose e la più forte è stata di grado 2.4, avvertibile si, ma non tanto da terrorizzare una popolazione purtroppo abituata a ben peggio. Ma da un uomo che invitava ad andare tutti al mare a spese dello stato o a fare campeggio fuori stagione che cosa si ci può aspettare?

Qualcuno spera ancora che con l'arrivo del freddo non ci siano più le tende, sono gli stessi che la notte del 24 dicembre aspettano l'arrivo di Babbo Natale con le sue renne. Quello che più fa male è sentirsi abbandonati dopo l'iniziale gara di solidarietà partita da tutto il mondo, oggi l'Abruzzo fa notizia solo se qualche cantante fa un concerto di beneficenza, grazie ma abbiamo bisogno di ben altro che di una canzone per quanto bella e significativa.

6 Aprile 2009

Io non posso dimenticare.

Tu lo vuoi ?

Montecitorio, 16 giugno 2009

I comuni della Valle

di Vincent Cimellato

Nel corso dell’ultima campagna elettorale durante un comizio l'aspirante sindaco ha detto più o meno queste parole: “Nella mia lista sono rappresentate tutte le frazioni.” E nessuno ha detto niente, anzi erano tutti contenti, perchè questo è un comune formato da un insieme di frazioni. Colledara è forse l'esempio più eclatante di questa dinamica, ci sono addirittura delle frazioni divise come Ornano Piccolo e Ornano Grande.

Quello che più m'ha fatto sorridere è che mentre i mie compaesani votavano per il rappresentante della propria frazione, mezza Europa fra cui anche noi, eleggeva il suo Parlamento comune. Gli sprechi sono inaccettabili in tempi di vacche grasse, ma quando sono magre come oggi appaiono ancor più inaccettabili.

La Valle Siciliana è composta da cinque comuni che messi insieme non raggiungono i 15.000 abitanti, popolazione minima per la quale l’esistenza di un comune assume un senso economico-finanziario. Nella Valle ci sono quindi cinque sindaci, cinque vicesindaci, cinque uffici anagrafi, cinque uffici tecnici, insomma cinque di tutto, anche le magre casse comunali sono cinque.

Perchè ?

Lo so è una domanda forse folle, ma alla quale nessuno m'ha ancora dato una risposta, o meglio nessuna risposta logica o sensata. Avere un unico comune permetterebbe non solo di risparmiare migliaia di euro l'anno ma anche e soprattutto avere servizi migliori con una burocrazia più veloce, avere un unico piano di sviluppo che coinvolga dal nostro artigianato alle energie eco-sostenibili, una programmazione comune per le nostre strade sempre più simili a percorsi per rallisti che vie adatte alle normali macchine.

Di certo non si sarebbero visti comuni inclisi nel famoso 'cratere' di Bertolaso a discapito di altri, forse in condizioni peggiori, che non figurano in quell'elenco.

Certo l'amministrazione dev'essere limpida e cristallina per non permettere favoritismi partigiani sempre poco graditi. Le liste civiche (parlare di partiti in realtà come la nostra ha ancora meno senso rispetto ai cinque comuni che la compongono) devono rappresentare non tutto il territorio, ma la sua espressione migliore.

Ma a questo punto mi chiedo: i nostri politici locali sono disponibili a farsi da parte per favorire il bene comune? Considerato come funzionano le nostre amministrazioni, condizionate nelle loro scelte dal favoritismo personale, sono pessimista.

Diventiamo una testata?



L'idea di fare una giornale sulla Valle Siciliana è una cosa che avevo in testa da diverso tempo, ben prima di registrare questo dominio più di un anno fa. L'informazione locale è secondo me l'unica via di salvezza per chi voglia fare informazione di un certo livello oggi. Sono un convinto seguace della teoria di Jeff Jarvis Cover what you do best. Link to the rest, un principio che ancora pochi media applicano affannandosi in una corsa sfiancante cercando di coprire tutto e facendolo inevitabilmente male.
Viviamo in un'epoca in cui chi come me si appresta a diventare un "uomo maturo" (ho 44 anni) si trova spesso nell'impossibilità di contribuire al miglioramento della società in cui vive. I centri di potere sembrano off-limits per la stragrande maggioranza della popolazione di questo paese, colonizzati da una classe dirigente di geriatri che non hanno nessuna intenzione di mollare la presa.
Cosa ci rimane da fare? Internet offre a tutti la possibilità di comunicare e diffondere notizie strutturate e complete in breve tempo e a bassissimo costo. Così quando sul forum di Colledara ho lanciato la proposta di costituire una vera e propria redazione locale ho avuto subito un piacevole (e devo dire quasi inaspettato) riscontro positivo. Qualcuno mi ha anche già mandato un articolo, insomma credo che qualcosa si stia mettendo in moto.
A questo punto inevitabilmente la struttura grafica del sito dovrà cambiare per potersi adeguare alla nuova realtà, gli itinerari andranno relegati in un'apposita sezione e gli articoli in un'altra. Chiedo a chi vorrà collaborare e anche a chi pensa solo di essere un utente (in fondo questo sito è soprattutto per voi) di elencarmi quali potrebbero essere i temi da inserire in una fantomatica barra del menu del sito.
Chi comincia?

Un Centro storico da salvare - Collettivo 99


Dal 6 aprile in poi sono stato a L'Aquila non so quante volte. Oltre alla percezione fisica di una città assolutamente stravolta, ho avuto la sensazione parlando coi suoi abitanti di un clima sociale diverso, rinnovato e in costante dinamica evoluzione.
Il 6 aprile 2009 sta a L'Aquila come l'11 settembre 2001 a New York. C'è un prima ed un dopo rispetto a una data che è una linea di demarcazione netta. Dopo il 6 aprile è come se le molte anime silenti aquilane avessero tratto dalla catastrofe forza e nuova linfa per emergere e uscire finalmente allo scoperto.
Nelle tendopoli si sono costituiti e continuano a crearsi ogni giorno nuovi comitati di cittadini. Gli aquilani vogliono essere parte attiva nel processo della ricostruzione, contribuire alle decisioni riguardanti il loro futuro abitativo e vigilare sulle spese sostenute e da sostenere sia nella ricostruzione che nella gestione dei campi da parte della Protezione Civile.
Collettivo99 è uno di questi esempi, un'associazione in grado di coagulare le competenze di molti giovani tecnici aquilani che si vogliono assumere in prima persona l'onere e la responsabilità della ricostruzione della loro città. Gli obiettivi sono chiarissimi: il collettivo ritiene che spetti e sia dovere della comunità aquilana essere artefice del proprio destino futuro, rinnegando qualsiasi intervento piovuto dall’alto o ideato e realizzato esclusivamente da competenze e manovalanze esterne.
La ricostruzione di una città non può prescindere dal suo tessuto sociale, in particolare dai giovani che la vivranno. Considerato che L'Aquila è una città universitaria, popolata soprattutto da studenti, questo principio acquisice ancora più forza. L'opposizione alle c.d. "new town" formate da casette di legno prefabbricate, realizzate in aree lontanissime dai nuclei urbani originari nasce proprio da questo assunto.
L'associazione Un centro storico da salvare sta organizzando un presidio per il 10 giugno a Roma sotto a Montecitorio per far capire quanto sia insoddisfacente il decreto redatto dal governo.

L'Aquila 3 giugno 2009

Qualche foto della manifestaione di ieri. L'ultima immagine raffigura il grande cratere davanti alla casa dello studente.






La manifestazione dei terremotati

Ieri pomeriggio a L’Aquila c’è stata la manifestazione indetta dalla provincia e dal comune per sollecitare maggiore attenzione sui temi della ricostruzione in vista dell’approvazione del decreto sul terremoto la cui discussione è prevista in Parlamento per il 15 di giugno. A livello istituzionale c’erano tutti, dai sindaci dei comuni dell’area del cratere, ai comitati di cittadini, i parlamentari abruzzesi e la presidente della Provincia de L’Aquila Stefania Pezzopane. Spiccava solo l’assenza del presidente della Regione Abruzzo, evidentemente non aveva capito che l’orientamento politico in questi casi lascia il tempo che trova.

La partecipazione non era numerosissima come mi sarei aspettato, circa mille partecipanti, ma considerato che è stata una manifestazione organizzata in fretta e furia a ridosso di un giorno festivo va bene così.

Il fronte delle amministrazioni locali è stato compatto nel chiedere che il decreto legge che verrà approvato sia quanto più esaustivo possibile nel definire l’eccezionale situazione di calamità che si è creata il 6 aprile scorso. La stima dei danni ancora provvisoria ad oggi ammonta a oltre 10 miliardi di euro, cifra che non può essere affrontata con mezzucci ridicoli come i crediti d’imposta o i proventi del Gratta e Vinci. Tutti sono stati concordi nel ritenere la tassa nazionale di scopo, come avvenuto in passato nei terremoti che colpirono l’Umbria e l’Irpinia, l’unica strada percorribile.

Solo in questo modo si eviterebbero situazioni tanto inedite quanto assurde con la creazione di cittadini di classe A e di classe B. L’Abruzzo, colpito negli ultimi anni da una gravissima crisi occupazionale, ha scelto da diversi anni di convertire il proprio modello economico andando verso l’offerta di un turismo naturalistico. La regione dei parchi è oggi meta di un turismo stanziale, improntato sulle seconde case e sugli alberghi che ruotano attorno alle sue tante aree protette. Va da sé che identificare i non residenti come cittadini di serie B non idonei a percepire il rimborso totale al pari di chi vive nelle zone sismiche equivarrebbe a dare la mazzata finale all’economia dell’intera regione.

La mobilitazione su questi e altri temi è molto forte anche all’interno dei campi, dove si sono costituiti comitati spontanei che si riuniranno con cadenza quotidiana nei prossimi giorni nonostante le resistenze della Protezione Civile che osteggia apertamente in alcune tendopoli le adunanze degli sfollati. Questo è un tema che, getta più di un’ombra sull’organizzazione di Bertolaso, emerso anche sul blog di Miss Kappa qualche giorno fa.

Al termine della manifestazione siamo entrati in corteo all’interno della zona rossa, percorrendo l’ormai tristemente famosa via XX Settembre fino a sostare davanti alla casa dello studente. Sono stati momenti molto emozionanti e di forte commozione. Per ironia della sorte gli unici muri perimetrali della palazzina che sono rimasti in piedi sono quelli sui quali si aprono le porte di emergenza. Quei quadrati verdi con i maniglioni antipanico ora irridono beffardi dall’alto un cumulo di macerie su cui sono poggiate delle corone di fiori.

Stasera, appena ho un attimo di tempo, posterò qualche foto

3 giugno 2009, ore 16,30 tutti a L'Aquila




Domani pomeriggio manifestazione alla Villa Comunale a L'Aquila per sollecitare maggiore attenzione da parte del Parlamento che sta per approvare il decreto sul Terremoto, la legge quadro su cui poggerà la ricostruzione di L'Aquila e degli altri comuni colpiti dal sisma.

I fondi messi a disposizione finora sono ridicoli e le prospettive sono davvero preoccupanti. Dopo la manifestazione di sabato è importante che ci sia un coinvolgimento crescente che sfocerà verosimilmente in una grande manifestazione che si terrà a Roma in concomitanza con l'approvazione del decreto in Parlamento.

Lu gir de lu Ncuume


Torniamo a parlare di itinerari e di percorsi nella nostra bella valle. Lo facciamo con un percorso panoramico ideale nei mesi meno caldi dell’anno quando ci si immerge nella fioritura dei campi o si può ammirare il cambio della livrea degli alberi.

I paesi di Forca di Valle e Cerchiara sono sormontati da un’ampia zona di pascoli addossati ai pendii sommitali del Montagnone. La zona è generalmente piuttosto ripida eccetto per la sommità di un grosso collinone erboso chiamato localmente “Lu Ncuume”, situato proprio dirimpetto al paretone del Corno Grande è uno dei più bei belvedere della valle.


Partenza e arrivo: Isola del Gran Sasso (400 m.).

Dislivello: 800 metri

Tempo di salita: 2,30 ore circa

Tempo di discesa: 1,30 ore circa

Difficoltà: E Itinerario che si sviluppa quasi completamente su strade sterrate.


I più pigri possono cominciare a camminare da Forca di Valle o da Cerchiara, ma io consiglio di partire da Isola, incamminarsi dal fondo della valle aiuta a percepire meglio i diversi aspetti di questo itinerario.

Dal centro storico di Isola del Gran Sasso ci si dirige verso l’ufficio postale e si risale la stradina alle sue spalle che ben presto si trasforma in una mulattiera lastricata di pietre. Il sentiero conduce in breve tempo sulla strada asfaltata che sale alla frazione di Cesa di Francia. Si prosegue sull’asfalto per qualche decina di metri fino a imboccare un’evidente carrareccia che scende sulla sinistra. La stradina sterrata si sviluppa fra campi coltivati arrivando ad un bivio nei pressi di una casa abitata solo nei mesi estivi, qui si svolta a destra in decisa salita su fondo pietroso raggiungendo in breve tempo i ruderi dell’antico convento di San Valentino.

Dai ruderi si continua sulla sterrata principale per un centinaio di metri circa fino ad incrociare sulla destra un sentiero segnato che si inoltra in mezzo alle querce. Un tratto di ripido sentiero conduce nei pressi dell’autostrada che si supera passando sotto ad essa per mezzo di un cunicolo lastricato in cemento. Si risale costeggiando sulla destra un campo coltivato per raggiungere una mulattiera a mezzacosta che si prende verso destra raggiungendo così le prime case di Forca di Valle.

Invece di percorrere la strada asfaltata che sale con ampi tornanti, si segue il ripido sentiero che risale fra le case del paese. Arrivati nella parte alta dell’abitato, a ridosso di un fontanile, c’è un bivio dove si svolta a sinistra e si prosegue seguendo i cartelli di legno del parco. Questo tratto è molto ripido, si passa accanto alla Fonte del Peschio, un grosso masso dal quale sgorga dell’acqua, e si arriva alla sella di Piana Lunga che si apre davanti ai pendii sommitali del Montagnone.

Dalla sella ci si dirige a sinistra su prati e in breve tempo si arriva in cima alla sommità di un grosso collinone erboso, Lu Ncuume appunto. Dopo una doverosa pausa per godere del magnifico panorama sul massiccio del Gran Sasso e su tutta la Valle Siciliana non resta che scendere seguendo senza via obbligata i prati che scendono verso Est. Man mano che ci si inoltra verso l’abitato di Cerchiara si nota la presenza di una esile traccia in mezzo all’erba che si fa sempre più evidente.

La traccia ad un certo punto interseca la strada sterrata che collega Cerchiara con la Fonte Chiavatteri, si prende quest’ultima verso sinistra e in breve si giunge in paese. Non rimane che scendere fra le case per andare a percorrere la carrareccia che porta ai ruderi di San Valentino e da qui di nuovo a Isola del Gran Sasso.



Itinerario da corsa 54674 - powered by Runmap

La Frana


Da un mese l'arteria di comunicazione più importante della nostra valle (autostrada a parte) è chiusa a causa di una frana. Un enorme smottamento ha determinato la chiusura della SP 491 fra Tossicia e Ornano Grande.
Sabato sono andato a dare un'occhiata, la situazione è impressionante, molto più di quello che possono documentare queste foto. Di fatto il terreno in zona Vallone è venuto via sia a monte che che a valle del manto stradale. Resiste un mini pezzo di carreggiata a ridosso di un muro di contenimento in cemento che onestamente non so bene su cosa poggi. Era sabato pomeriggio e non c'erano maestranze al lavoro (ammesso che ci sia effettivamente un cantiere aperto) c'era solo una ruspa parcheggiata.
Chi ha notizie sui tempi di risistemazione di questa strada può scriverli in un commento.

L'Aquila, today




Durante delle poche pause che abbiamo avuto a Sassa subito dopo l’ora del pranzo con Nino siamo entrati nel centro storico di L’Aquila. Per entrambi è stato un evento molto toccante. Nino ha un figlio che il 6 aprile alloggiava in un collegio situato in pieno centro storico e che scappando dal sisma ha lasciato tutto nella sua stanza, siamo quindi andati a cercare di recuperare le sue cose.



Entrare a piedi dal varco situato dinnanzi alla Fontana Luminosa significa varcare una soglia che ti porta in una nuova dimensione. Non ci sono passanti né automobili al di fuori dei vigili del fuoco e dei loro mezzi. Il silenzio è assoluto, si rimane talmente tramortiti dalla situazione che nessuno osa aprire bocca, non parlavano nemmeno i tre vigili che ci hanno scortato. La devastazione è totale, una situazione talmente estrema da risultare difficile una descrizione. La sensazione è che tutto ciò che è rimasto in qualche modo in piedi è talmente lesionato da richiedere l’abbattimento e la ricostruzione da zero. I vigili puntellano e verificano solo la pericolosità degli edifici affinché i mezzi possano transitare quantomeno sulle arterie viarie principali. Onestamente non so come si possa demolire un intero centro storico per ricostruirlo, ma così da profano questa mi è sembrata l’unica soluzione possibile.



Arriviamo in Via Camponeschi dove c’è la meta del nostro pellegrinaggio, il collegio dei gesuiti. Troviamo la porta storta, la chiave che ci hanno consegnato per entrare non apre perchè l’intelaiatura è stata forzata con un piede di porco, il corpo del reato è stato addirittura lasciato sul posto. I vigili non si perdono d’animo e decidono di entrare con una scala da una finestra aperta al primo piano. Una volta entrati tornano all’entrata principale e aprono usando il maniglione antipanico. Nino li segue fino alla stanza del figlio situata al terzo piano. Io rimango ad aspettare fuori, le crepe nell’androne del collegio sono impressionanti, meglio non rischiare. Faccio qualche foto e mi guardo attorno. Rimango particolarmente colpito da una lunga tettoia di cemento rimasta in bilico ad un’altezza di 20 metri dopo che si sono sbriciolati i pilastri che la tenevano sospesa su un balcone.



I vicoli adiacenti sono intasati di macerie, si tratta soprattutto di muri perimetrali crollati ma anche di pezzi di cornicioni, soglie di finestre di travertino cadute e spaccate. Tornando indietro i miei occhi notano altri particolari, il cartello di un chiosco di fiori cita beffardamente “Lunedì aperto”, pensare che la scossa si è verificata proprio all’alba di un lunedì. Impressionante lo spigolo del palazzo della provincia che si affaccia su Corso Vittorio Emanuele, ha una crepa talmente larga da chiedersi come faccia a rimanere in piedi così. Enormi cinghie bianche lo tengono imbrigliato al resto della struttura.


Tornati fuori nel mondo reale, alla piazza della Fontana Luminosa. Nino ed io ci guardiamo un attimo in faccia, non diciamo una parola, ognuno cerca lo sguardo dell’altro per convincersi di non essersi immaginato tutto.



Volontari a Sassa

Per sette giorni sono stato un volontario. Con altri sei Amici con la A maiuscola abbiamo dato una mano nel campo di Sassa scalo.
Ma andiamo con ordine. Dopo il terremoto del 6 aprile molte associazioni si sono mobilitate per inviare mezzi, merci e uomini a L’Aquila e nei vari paesi colpiti dal sisma. Anche il Club Alpino Italiano, di cui sono socio, si è mobilitato in tal senso. In particolare la delegazione abruzzese ha subito cominciato a acquisire i nominativi dei soci che volevano rendersi disponibili per un turno nei campi con gli sfollati. Così quando Corrado Colantoni, il nostro presidente di sezione, mi ha contattato per chiedermi se ero disponibile io, come tanti altri, non ci ho pensato su nemmeno un attimo e ho detto di si.
Il momento fatidico del mio arrivo a Sassa arriva il 28 aprile, in una delle tante giornata di pioggia che si sono susseguite dopo il terremoto. Il campo è situato a due passi dal torrente Raio su un grande prato, la pioggia e il continuo passare di mezzi hanno trasformato la stradina brecciata che entra nel campo in una palude fangosa. Le tende sono tante, qui dormono oltre 400 persone, c’è un grande tendone bianco dove si mangia a pranzo e cena e dove di giorno vengono tanti ragazzi per fare scuola.
Subito dietro al tendone mensa c’è una grande cucina da campo, con fornelli, marmitte, forni autoventilati, una grande tenda magazzino e una cella frigorifera. Noi non lo sappiamo ancora ma trascorreremo qui quasi tutte le nostre giornate. Quasi tutte perché inizialmente veniamo dislocati a gruppi di due in alcuni campi limitrofi a quello di Sassa scalo. Sono i campi delle sue frazioni, io e Luca veniamo diretti a Genzano di Sassa dove c’è un campo con 200 persone, Nino e Giusi vanno a Poggio Santa Maria mentre Massimo e sua moglie Ai sono destinati a Palombara.
Con Luca capiamo subito che l’attività nel campo di Genzano è molto ridotta, si tratta essenzialmente di andare a prelevare il pranzo e la cena alla grande mensa di Sassa Scalo, portarle su a Genzano e distribuirli ai residenti nel campo. Per due abituati a essere sempre in movimento come noi ci è sembra subito un po’ poco, così d’accordo con la gente del posto decidiamo di dare la nostra disponibilità per lavorare nella grande mensa del campo di Sassa. Luca è avvezzo a lavorare in cucina per via della sua attività di gestore di rifugio e io non mi spavento certo se devo pelare patate o lavare pentole.
Così già la mattina successiva cominciamo a lavorare alla mensa con un gruppo simpaticissimo dell’Associazione Nazionale Alpini di Trento e di Feltre. Il lavoro è tanto e non si sta mai fermi, dalle 7 del mattino alle 10 di sera c’è sempre qualcosa da fare, anche Massimo, Ai e Nino si uniscono presto a noi e dopo qualche giorno si aggiunge al gruppo anche Claudio. Credo che avremo sbucciato patate pari a metà della produzione della Conca del Fucino, pulito quantità di melanzane mai conosciute in vita mia e lavato peperoni, pomodori e insalata pari a quello che forse riusciremo a consumare in 10 vite.
Detto così però sembra quasi che ci siamo stancati e basta. Invece quando ripenso al lavoro a Sassa ricordo soprattutto i momenti spensierati, le battute e i momenti di intimità in ci si apriva a vicenda. Ho imparato a conoscere Massimo, Ai e Claudio persone speciali per la semplicità e la naturalezza con cui sanno aprirsi al prossimo. Nino, è stato una rivelazione, il più vecchio di noi si è dimostrato un giovincello per l’entusiasmo e la prontezza con cui ha reagito agli stimoli che la vita da campo ci trasmetteva continuamente. Giusi è stata un esempio di pazienza e di determinazione, ha gestito praticamente da sola per una settimana il campo di Poggio Santa Maria fra liti interne al paese, il freddo costante che attanagliava il campo e ponendo in essere tanti progetti di attività tematiche interne sia per i ragazzi che per gli adulti. Infine Luca con cui sono amico già da diverso tempo, questa esperienza ci ha legato ancora di più aprendoci ulteriormente l’uno verso l’altro.
Ma oltre agli aspetti personali, sono lieto di aver fatto questa esperienza perché ho finalmente capito cosa è la Protezione Civile, una grande organizzazione formata da persone che donano le loro capacità ed il loro tempo per fare qualcosa per gli altri. Un ambiente splendido in cui nessuno si schifa di fare le incombenze più umili e dove tutti possono sentirsi importanti. Non ci sono raccomandati né superiori, ognuno è pari all’altro e tutti sono infaticabilmente impegnati per uno scopo comune. Faccio solo un nome fra i tanti volontari che ho conosciuto, Felice Flati. E’ lui che ci ha coordinato e che ha fatto in modo che volontari del Club Alpino Italiano – Abruzzo potessero essere di aiuto qui a L’Aquila. Spero che ci chiami nuovamente.
Marco Flamminii Minuto

Sul sito della sottosezione del CAI di Pietracamela trovate questo racconto e quello di Luca. Chi volesse leggerlo basta che va a questo link
Di seguito trovate qualche foto delle giornate trascorse durante questa bellissima esperienza.

Come sempre, commentare non è vietato.
Ufficio postale al Campo di Pagliara


A cena nella tenda magazzino


La tendopoli del campo di Sassa scalo


Il campo di Colle di Sassa


Il campo di Poggio S. Maria


Cottura della Pecora alla callara


Il grande tendone del campo di Sassa scalo.
Qui oltre a mangiare si fa scuola, messa e si organizzano spettacoli


Gruppo di volontari della Protezione Civile


Piove sul bagnato

Di Castiglione della Valle e dei danni che questo magnifico centro storico ha subito col terremoto ho parlato tempo fa.
Adesso finalmente anche i media nazionali hanno cominciato a capire che il terremoto non si è fermato sulla cresta del Gran Sasso ma ha lasciato la sua scia di danni anche in questa porzione di Abruzzo finora dimenticata da tutti. Sono apparsi articoli su quotidiani e anche servizi televisivi sui network nazionali che hanno preso in esame quello che sta succedendo al di qua del Gran Sasso.
Io ci sono stato martedì 5 maggio. Il paese è attualmente isolato, ai danni del terremoto si sono aggiunti quelli di diverse frane che hanno colpito l'unica strada di accesso con le automobili. Particolarmente impressionante quella situata a qualche centinaio di metri dall'ingresso in paese che si è portata via quasi tutta la carreggiata.
Se lo Stato non dà una mano in casi come questi c'è da chiedersi cosa debba succedere per avere un aiuto.
Lascio la parola alle immagini, sono più eloquenti di qualsiasi descrizione.
I commenti non sono vietati.






Siamo tornati ma il nostro cuore è rimasto a Sassa


Come preannunciato nell’ultimo post, 7 soci (nella foto qui sopra manca una nostra esponente) della sezione di Isola del Gran Sasso e della sottosezione di Pietracamela del Club Alpino Italiano sono stati a lavorare per una settimana nel campo di Sassa scalo alle porte dell’Aquila.

Per i dettagli e un minimo di racconto dovete pazientare ancora un po’ (il tempo di mettere per iscritto milioni di sensazioni).

Il CAI per l'emergenza terremoto

Da domani il sottoscritto insieme ad altri iscritti alla sezione di Isola del Gran Sasso e alla sottosezione di Pietracamela del Club Alpino Italiano saranno dislocati per una settimana nei campi attorno a Sassa, frazione a pochi chilometri da L'Aquila. Questa attività rientra nella solidarietà e nella collaborazione attiva che le sezioni abruzzesi del Club Alpino Italiano hanno deciso di adottare subito dopo i catastrofici eventi legati al terremoto che ha colpito diverse parti della nostra regione.
Di seguito il comunicato redatto in proposito dal Presidente della delegazione Abruzzo, Eugenio di Marzio.


Cari Amici,

ritengo doveroso ringraziare ancora una volta tutti coloro che attraverso il Club Alpino Italiano hanno voluto testimoniare la solidarietà verso la popolazione abruzzese così duramente colpita e, nello stesso tempo, aggiornare tutti sugli sviluppi delle iniziative prese.

Dopo un incontro avuto con il Prefetto de L’Aquila e con il Dott. Agostino Miozzo, Direttore

dell’Ufficio Relazioni Internazionali del Dipartimento di Protezione Civile, al quale hanno partecipato il Vice Presidente Generale Dott. Goffredo Sottile e gli amici Luigi Scerrato, Presidente del CAI Lazio, e Gaetano Falcone, Vice Presidente CAI Abruzzo, è stata effettuata, unitamente a Felice Flati, infaticabile uomo CAI e ANA, una ricognizione in diversi campi tenda: alla fine del lungo giro si è deciso di prendere in cogestione, unitamente al Gruppo ANA di Conegliano, i campi di Sassa Scalo, Genzano di Sassa, Colle Fracido di Sassa, Poggio Santa Maria di Sassa, Palombara di Sassa, Paiare di Sassa, Colle di Sassa, Foce di Sassa oltre al campo di Castelli.

La presenza nei campi, regolarmente registrata e autorizzata a partire dal 15 aprile fino alla fine dell’emergenza con nota della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile – Ufficio Volontariato, Relazioni istituzionali e Internazionali, verrà portata avanti attingendo dalla lunga lista di Soci e non che hanno offerto la propria disponibilità. Come si può ben comprendere questo sarà un impegno che vedrà il CAI impegnato per diverso tempo e pertanto, al fine di dare una risposta coordinata e finalizzata come sempre richiesta, chiedo a tutti coloro che hanno dato la propria disponibilità ad operare sul territorio, e che vorrebbero essere attivati subito, di pazientare perché nel tempo ci sarà spazio e lavoro gratuito per tutti.

La grande voglia di tornare a “vivere”, per noi realizzata con l’Assemblea delle Sezioni CAI d’Abruzzo tenutasi a Teramo il 18 aprile scorso, e di far sì che la nostra bella regione torni ad essere un punto di riferimento di un turismo eco compatibile legato alle bellezze del nostro ambiente montano sono emerse con grande forza nell’Assemblea stessa, della quale riporto un sunto elaborato dall’amico Filippo Di Donato:

“E' stata l'occasione che, alla presenza di molti delegati, ha consentito di stare vicini ai soci dell'Aquila e ai terremotati tutti e di decidere come proseguire le attività del 2009.

Le parole d’ordine di questa importante giornata, con messaggi diretti ed efficaci, sono state:

L’ABRUZZO DELLE MONTAGNE VUOLE RISORGERE

RILANCIARE IL RUOLO DEL CLUB ALPINO ITALIANO

L’UNIONE E L’INTESA TRA LE SEZIONI FANNO LA FORZA

Una numerosa e addolorata presenza di Presidenti e altri delegati, ammutolita nel minuto di raccoglimento, si è stretta attorno alle vittime del terremoto del 6 aprile e agli amici del CAI dell’Aquila, con il Presidente Bruno Marconi, il Vice Presidente del CAI Abruzzo Gaetano Falcone e Gianluca Torpedine dell’Alpinismo Giovanile, presenti e coraggiosi testimoni di quanto dolorosamente ha travolto L’Aquila e paesi, ma anche della volontà di ricominciare e risorgere.

Il presidente Eugenio Di Marzio, nel salutare con calore ed emozione i presenti, informa degli incontri con lo staff di Guido Bertolaso della Protezione Civile, di quanto organizzato e svolto in alcuni campi di accoglienza e della necessità di continuare questa utile opera con nuovi gruppi sezionali che si 2 alterneranno, evidenziando la valida funzione di collegamento svolta da Felice Flati, del CAI dell’Aquila, con la Protezione Civile e con l’Associazione Nazionale Alpini. Fa presente della vicinanza e della solidarietà del CAI nazionale, a cominciare dal Presidente Generale Annibale Salsa e di molti dei Presidenti dei GR CAI, ricordando l’appello alla raccolta fondi del CAI, fatto proprio anche da Uncem e Federbim. Adesso verrà la parte più impegnativa che è quella della ricostruzione, dell’esserci con continuità ed efficacia e indica l’opportunità di organizzarsi anche come struttura CAI nella Protezione Civile.

La possibilità di entrare a far parte della Protezione Civile è stata raccolta positivamente in tutti gli interventi del dibattito, a cominciare da Bruno Marconi.

Alla presidenza dell’Assemblea Luigi De Angelis, Presidente CAI Teramo; presenti le Sezioni CAI di Carsoli, Castelli, Civitella Roveto, Chieti, Farindola, Guardiagrele, Isola del Gran Sasso, Lanciano, L’Aquila, Loreto Aprutino, Ortona, Penne, Pescara, Teramo e Vasto e gli Otp: Escursionismo, TAM e Scientifico, Alpinismo Giovanile, Scuola Gran Sasso, CEA “Gli Aquilotti”. Presente anche il Presidente regionale del CNSAS.

Sono stati approvati il verbale dell’Assemblea del 20.12.08 a S.Eufemia a Majella (PE), il Bilancio Consuntivo 2008 e il Bilancio di Previsione 2009, con l’appello a trovare ogni possibile occasione per sostenere il Fondo per i terremotati del CAI d’Abruzzo.

Ponendo attenzione ai rinnovi nelle strutture nazionali del CAI dall’Assemblea sono stati designati i soci Enzo Cori al Consiglio Centrale e Vincenzo Torti alla Vice Presidenza Generale.

I lavori hanno evidenziato un CAI che vuole impegnarsi migliorando in intesa e comunicazione, con la volontà di organizzarsi in Rete, aumentando in visibilità, coordinando e finalizzando programmi e azioni tra Sezioni, OTP, Regione, Parchi e altri Enti locali.

Il CAI vuole essere parte attiva sia nel sostegno alle popolazioni terremotate, sia alla promozione sociale ed economica delle montagne d’Abruzzo che non sono state interessate direttamente dal sisma, ma coinvolte in una immagine negativa che spaventa e allontana. In questa direzione le iniziative programmate, locali e nazionali, della FESTA DELLA MONTAGNA 2009 e tra queste la Giornata sulla Costa dei Trabocchi (17 maggio) e la Settimana Nazionale dell’Escursionismo (20-26 giugno), devono servire a rilanciare l’immagine di un Abruzzo montano impegnato nella solidarietà e nella salvaguardia del territorio montano, che è possibile visitare e che è in grado di accogliere e

ospitare tutti, appassionati, escursionisti e alpinisti.

A sancire queste importanti riflessioni l’Assemblea ha fatto proprie due mozioni sui temi della solidarietà e della tutela delle Terre Alte.

2009 L’ANNO DELLA SOLIDARIETA’

Mozione 1

Le Sezioni CAI d’Abruzzo dedicheranno ogni iniziativa del 2009 alla solidarietà, con la raccolta di fondi a favore dei terremotati e per rilanciare il valore naturalistico-culturale e il turismo sostenibile delle montagne d’Abruzzo

PER UNA TUTELA CONDIVISA DELLE TERRE ALTE

Mozione 2

Riconoscendo valore internazionale alle montagne d’Abruzzo (bene dell’umanità) le Sezioni CAI d’Abruzzo puntualizzano che il territorio montano è comune a tutti ed è ambito di responsabilità comune: pertanto, iniziative e interventi devono essere condivisi tra Sezioni, avallati e coordinati dal CAI Abruzzo”.

Tra le tante manifestazioni organizzate la SETTIMANA NAZIONALE DELL’ESCURSIONISMO, prima dell’Area del Mediterraneo, organizzata dalla Commissione Centrale per l’Escursionismo e dal CAI Abruzzo con un percorso che attraversa tutti i Parchi d’Abruzzo, potrebbe trasformarsi, con una numerosa partecipazione, nella grande escursione della solidarietà.

Potrebbe essere infatti questo il momento che unisce alla vicinanza affettiva, realizzata attraverso il contributo donato tramite il CC NAZIONALE DEL CLUB ALPINO ITALIANO – UNCEM – FEDERBIM n° 500X36 intestato a “RACCOLTA FONDI IL CAI PER L’ABRUZZO” IBAN IT42 F056 9601 6200 0000 0500 X36 , quello umano fatto di rapporti personali che tanto si realizzano attraverso l’escursionismo e le altre attività del nostro Club.

BOX prenotazioni Settimana Escursionismo (entro il 15 maggio):

e-mail: sne@caiabruzzo.it – cell. 3312485733 – fax 0861.976202

Informazioni: www.caiabruzzo.it

VI ASPETTIAMO IN ABRUZZO!

Chieti 21 aprile 2009

Club Alpino Italiano – Abruzzo

Il Presidente
(Eugenio Di Marzio)

Volontari nel campo di Fossa




La Protezione Civile di Montopoli Sabina mi ha contattato per aggiornare il suo appello pubblicato la settimana scorsa. I volontari in questione verranno dislocati nel campo di Fossa, c'è particolare preferenza per elettricisti ed idraulici ma si accolgono richieste anche generiche. Il periodo a partire dal quale è richiesta la disponibilità va da metà giugno in poi.


Aggiungo un elemento importante per tutti i lavoratori dipendenti che volessero offrirsi come volontari. Il DPR 194/2001 stabilisce all'art 9 che il datore di lavoro è tenuto a consentire l'attività di volontariato del lavoratore aderente ad organizzazioni di volontariato per un periodo non superiore a trenta giorni consecutivi e fino ad un massimo di novanta all'anno. La normativa prevede un rimborso per i datori di lavoro.

C’era una volta Castiglione della Valle



Colledara, il mio paese, nasce come agglomerato di case sparse. E’ una dinamica tipica di molti centri rurali quella di amalgamare lentamente fra loro una serie di piccole frazioni fino a trasformarle in un unico centro urbano. Quando ero bambino Carancia, Colledara paese (da alcuni anche chiamata Capo di Colle), Pantani, Chiovano e Villa Ilii erano dei mini agglomerati di case separate da spazi di campagna coltivata. La distanza fra di loro non era eccessiva, qualche centinaio di metri, ma era ancora sufficiente a dare l’impressione di trovarsi dinnanzi ad una serie di frazioni indipendenti.
Oggi il paese è cresciuto, una serie di case basse con giardino uniscono fra loro i vari centri abitati di un tempo, probabilmente solo Villa Ilii mantiene ancora le caratteristiche di un tempo. Qui fino a pochi anni fa c’era addirittura una sua scuola elementare dove tra le altre cose il sottoscritto superò gli esami di seconda (a quei tempi ancora si facevano, lo so, sono vecchio…).
Questa conformazione urbanistica ovviamente rendeva Colledara un comune molto diverso rispetto agli altri presenti nella Valle Siciliana. In pratica era l’unico a non essere cresciuto attorno ad un centro storico. Ma non è stato sempre così. Mio nonno, per esempio, nato alla fine del 1.800 non figura come nato a Colledara, ma all’anagrafe risulta nato a Castiglione della Valle.
Castiglione della Valle (anticamente Castrum Leonis Vallis) è l’antico comune di questa zona, ricoprì tale funzione fino al 1909 anno in cui la sede comunale venne trasferita a Colledara per motivi di comodità. Colledara era situata in posizione molto più centrale rispetto al resto della valle, aveva molti più abitanti, l’ambulatorio medico, la banca e poi la strada per arrivare a Castiglione era un disastro, ogni volta che pioveva ne franava un pezzo.
Uno dei primi ricordi che ho di Castiglioni, come la chiamiamo noi, risale alla mia età fanciullesca. Don Roberto, il parroco di Colledara spesso il pomeriggio prendeva un manipolo di noi ragazzini, ci caricava sulla sua seicento e ci portava con lui a Castiglione della Valle. La strada (allora era ancora sterrata è stata asfaltata solo due anni fa) scende in una vallata in mezzo ad un dedalo di fossi. Il clima qui sotto è perennemente umido e contribuisce a mantenere una rigogliosa vegetazione di piante di ogni genere, dalle querce ai salici. Luoghi naturalisticamente talmente belli da meritare l’istituzione nel 1990 del Parco Territoriale Attrezzato “Fiume Fiumetto”, area protetta regionale di 74 ettari di cui l’antico paese è parte integrante.
Il centro abitato è situato in cima ad uno sperone proprio alla confluenza con il fiume Fiumetto, arrivare qui era ed è tutt’ora un po’ un viaggio a ritroso nel tempo, soprattutto se lo si fa percorrendo a piedi uno dei sentieri del parco invece della strada asfaltata. Un tempo scendere a Castiglioni era sempre un po’ un’incognita, soprattutto dopo abbondanti piogge ci si chiedeva: “chissà se è franata la strada prima del ponte?” Ricordo benissimo che il breve tratto oggi rinforzato con delle travi di cemento armato, un tempo era tenuto assieme da alcuni terrapieni creati con una serie di canne infisse nel terreno.
(Foto di Pasquale Pichinelli)


Per il resto Castiglione regala lo stesso fascino e la stessa atmosfera di un tempo, case e stradine di pietra sono immerse in un silenzio rotto solo dal rumore dell’acqua che scorre giù in basso nei fossi che cingono il paese. Solo quattro famiglie vivono in questo paradiso, quattro famiglie che dal 6 aprile 2009 sono state sfollate. Tutto il paese è stato dichiarato inagibile. Il terremoto qui ha lasciato segni evidentissimi, ha addirittura aperto il portone del palazzo della vecchia sede comunale. Crepe enormi sono visibili praticamente su ogni edificio, danni strutturali tali da chiedersi se sarà mai possibile procedere ad un loro consolidamento senza abbatterli.


Se Colledara non rientrerà fra i comuni per i quali è stato dichiarato lo stato di calamità naturale questo luogo è destinato a morire e con esso la memoria storica dei suoi abitanti. E si sa, un paese che non è in grado di preservare la propria cultura e la propria storia non ha futuro.

Non è vietato commentare questo post.

Fiore

La settimana scorsa insieme ai miei colleghi di Kataweb e a quelli di mia moglie di Risorse per Roma (società municipalizzata del comune di Roma) abbiamo effettuato un nuovo raccolto di materiale per gli sfollati del terremoto. Tutta roba richiestaci direttamente dalla tendopoli di Coppito (una collega di mia moglie è di lì) e che abbiamo portato direttamente al campo sabato mattina.
E’ la terza volta che torno in Abruzzo da quando c’è stata la scossa grossa del 6 aprile. Percorrendo la A24, superato il tunnel di San Rocco e il casello di Tornimparte, si comincia a scendere verso la Valle dell’Aterno. La prima cosa che si nota dall’alto dei cavalcavia autostradali è che il paesaggio si è arricchito della presenza di un nuovo colore che fino a due settimane fa non esisteva, è il blu cobalto delle tende. Ci sono macchie blu più o meno grosse un po’ ovunque, nelle periferie dei paesi o al loro interno, a volte anche nei giardini più grossi vicino alle case.
Nei pressi dell’uscita di L’Aquila Ovest l’autostrada fa una grossa curva verso sinistra e passa vicino alla zona industriale. Il grande parcheggio nei pressi del centro commerciale dove c’è il CONAD ora è diventato una enorme tendopoli, ma da qui in poi le tende sono praticamente ovunque e le case che sono rimaste in piedi sono tutte chiuse, con le tapparelle quasi sempre abbassate.
Al casello nonostante sia ancora presto c’è già un po’ di fila, sono tutti in fila per pagare il pedaggio, colonne della protezione civile comprese. Gli sfollati che vogliono approfittare del pedaggio gratuito concesso per loro dalla Strada dei Parchi devono riempire un lungo modulo di autocertificazione, quasi tutti rinunciano per dignità e per evitare che gli altri rimangano imbottigliati in un gigantesco ingorgo.
Per andare alla tendopoli eretta nel campo sportivo di Coppito transitiamo per la periferia del capoluogo abruzzese, quasi tutti gli edifici sono spanciati con enormi crepe, sembra che siano stati gonfiati all’inverosimile fino a far cedere le strutture portanti. Ho la macchina fotografica ma non riesco nemmeno a pensare di usarla, mi sembrerebbe di profanare qualcosa che è già stato oggetto di abbondante sciacallaggio mediatico.
Arriviamo al campo e ci viene incontro Fiore, un bel ragazzo lucano che vive da anni qui a Coppito, è un militare di stanza a L’Aquila e si occupa dell’organizzazione della tendopoli. Ci racconta molte cose, la più impressionante è che sono senza luce, l’hanno richiesta ben dieci giorni fa ma ancora non arriva. Sono riusciti a fare illuminare la mensa con un filo elettrico di fortuna collegato al bar del campo da calcio. Le tende non sono riscaldate, ci vivono in 500 persone e la notte fa davvero freddo. Arriva uno scout, ci saluta calorosamente e Fiore ci racconta come si sia ricreduto molto sul loro conto, “ci stanno aiutando tantissimo”. Ma in generale in tutto il campo aleggia un’atmosfera molto collaborativa, ogni volontario al campo ha un compito e lo svolge con grande entusiasmo.
Scarichiamo le nostre vetture, il materiale che abbiamo portato viene immediatamente catalogato e sistemato nei container di stoccaggio. Mentre lo facciamo si palesano dal nulla decine di persone che chiedono con grande discrezione se per caso fosse arrivato il lenzuolo singolo o il pile che avevano chiesto qualche giorno fa. C’è anche una voce che chiede “che per caso sono arrivate le scarpe?”
Questa delle scarpe è una cosa che mi aveva lasciato basito quando è arrivata la lista delle cose richieste al campo. Avevo anche chiamato per farmela confermare, non riuscivo a credere che a due settimane dall’evento del 6 aprile ci fossero ancora persone senza scarpe. Eppure…
Usciti dal campo, proseguendo verso il mio paese ed i terremotati del teramano dimenticati da tutto e tutti pensavo alle menzogne diffuse a piene mani dai giornalisti sui principali media nazionali. A quanto fosse diversa la realtà vista con i miei occhi rispetto a quello che i miei colleghi presentano sui media nazionali. Chiunque entra anche solo per mezz’ora in una tendopoli si accorge subito di come tutto sia precario e legato all’iniziativa dei singoli. Ma nessun giornalista avrà mai il coraggio di affermarlo, nessuno verrà mai a fare domande scomode, chi osa fare luce sia pure in minima parte sulle vicende dei terremotati è oggetto di censura immediata e feroce e rischia l’isolamento umano e professionale da parte dei suoi colleghi. Gli stessi che preferiscono fare da megafono alle affermazioni di alte cariche dello Stato sulle inchieste della magistratura “Per favore non perdiamo tempo, cerchiamo di impiegarlo sulla ricostruzione e non dietro a cose che ormai sono accadute”.
Provate a dirlo in faccia a chi ha perso la propria famiglia e la propria casa. Fatelo se avete coraggio.

L’effetto domino che spaventa la Valle del Vomano




Uno dei primi pensieri che ho avuto quando è passato il terremoto, quello forte del 6 aprile per intenderci, è stato: chissà cosa è successo al lago e alle dighe nella valle del Vomano.

Successivamente lo spostamento della zona sismica verso Campotosto ha acuito questa preoccupazione. Adesso ne parlano tutti di questo grande lago, 1.400 ettari di superficie, non so quanti milioni di metri cubi di acqua, che sorge a una quota di oltre 1.300 metri.

Vediamolo meglio, come è formato? Il lago sorge su una ex torbiera che è stata inondata grazie alla sua chiusura avvenuta negli anni ’30 tramite tre diverse dighe. Un primo terrapieno sorge a pochi metri dall’abitato di Poggio Cancelli, appena sopra alle case del paese, qui trovate una foto (http://www.poggiocancelli.it/)abbastanza esplicativa della sua localizzazione.

Una seconda diga in cemento, foto di http://www.meteogiornale.it/, (non meravigliatevi, il lago in inverno gela quasi sempre) è localizzata nella parte più orientale del lago nella zona che incombe sull’alta valle del Vomano. Una terza diga invece si affaccia sulla stretta valle del Rio Fucino affluente anch’esso del fiume Vomano nel quale sfocia nei pressi dell’abitato di Aprati (frazione di Crognaleto), questo sbarramento è quello utilizzato come emissario del lago ed è servito nei giorni scorsi ad abbassare considerevolmente il livello di acqua del bacino.

Il lago fa parte di un complesso sistema idrico per la produzione di energia elettrica di cui sono parte integrante altri due bacini artificiali situati poco più a valle nella sinuosa e stretta valle del Vomano. Un primo bacino è quello della Provvidenza (vedi foto di Rolling Riders MTB) al quale segue più a valle un secondo bacino più piccolo, quello di Piaganini avente una capacità di 217 metri cubi (vedi foto di Fabrizio Sulli).

I tre bacini fanno tutti parte del bacino orografico della valle del Vomano, una valle che fino a poche centinaia di metri dall’abitato di Montorio al Vomano è stretta e sinuosa, con connotazione più simile ad una vera e propria gola rispetto ad una valle classica, in poche parole è un lungo imbuto naturale. Il fatto che il bacino più grosso, ovvero quello di Campotosto, sia anche quello situato più a monte costituisce la preoccupazione maggiore. Un suo eventuale cedimento innescherebbe un effetto domino i cui effetti sono facilmente intuibili. Lungo la valle figura una città come Montorio avente novemila abitanti e successivamente verso la costa si susseguono numerosi altri centri abitati di una certa grandezza.

Con questo scritto non voglio ovviamente allarmare nessuno, in questa fase non ce n’è davvero bisogno, ma solamente spiegare come è conformata questa zona da un punto di vista territoriale. Conoscere ciò di cui si sta parlando è sempre meglio.

Cerchiamo Volontari per andare in Abruzzo

Ricevo e divulgo volentieri la seguente mail arrivata dalla Protezione Civile di Montopoli Sabina che recluta volontari per i campi sfollati in Abruzzo. Ho parlato personalmente al telefono con il responsabile, quindi la notizia è verificata.
Il sottoscritto figura già da una settimana nell'elenco dei volontari della sezione del Club Alpino Italiano di Isola del Gran Sasso d'Italia e quindi partirà con un altro gruppo, ma per tutti quelli che volessero rendersi disponibili e non sanno come fare c'è questa opportunità.


La Protezione Civile di Montopoli Sabina (Base 2001) ha bisogno di volontari disposti a collaborare: distribuzione pasti, assistenza generica agli sfollati e ai soccorritori e qualsiasi cosa possa essere necessaria (le priorità cambiano in continuazione).
La situazione è questa:

RACCOGLIAMO DISPONIBILITA' PER I PROSSIMI 3 MESI
Stiamo creando un calendario dove inserire le disponibilità dei volontari a recarsi presso il campo sfollati di Fossa (AQ) (C.O.M. 2: Centro Operativo Mobile 2 della Regione Lazio).
La Protezione Civile Bassa Sabina Base 2001 dispone di una tenda con 8 posti letto.
Necessita la presenza continuata di 3 - 4 volontari, per un periodo ideale e massimo di 3 - 4 giorni.
I volontari si affiancheranno ad altri 4 componenti esperti della Protezione Civile Base 2001.
I tipi di lavoro richiesti saranno: distribuzione pasti e assistenza ai soccorritori specializzati (Es.: portare acqua al vigile del fuoco), o altre manzioni che potranno variare a seconda dell’evolversi delle necessità.
Fino a quando non cesserà la situazione di emergenza è possibile andare a L’Aquila solo se si fa parte di una Protezione Civile già operante sul territorio.
Se nel vostro territorio di provenienza c’è già una protezione civile operante, chiedete prima a loro se hanno bisogno di aiuto: è preferibile.
Se non hanno necessità, contattate noi.
PER ANDARE E’ NECESSARIO
1 Iscriversi alla Protezione Civile (l’iscrizione è gratuita e comprensiva di copertura assicurativa). Le iscrizioni potranno avvenire presso il nostro Teatro, in via Pietro Nenni 17, 02047 Poggio Mirteto (Rieti), o in altri modi da concordare preventivamente con la nostra Protezione Civile Locale.
E’ possibile fare l’iscrizione anche via e-mail.
E’ necessario iscriversi per poter entrare nei territori colpiti dal terremoto, altrimenti non verrete fatti passare.
2 Non servono le tende, ma è necessario munirsi di sacco a pelo o coperte, al momento le tende non sono riscaldate (la notte fa -3° e il giorno 30°).
3 Portare molti cambi di vestiario. Non ci sono ancora delle docce (restare 3 – 4 giorni è il massimo della permanenza).
- Pantaloni da lavoro, o comunque comodi (non jeans).
- Molte magliette.
- Pettorina fluorescente (anche del tipo usato per le automobili): è necessario essere sempre riconoscibili per poter operare nei campi. Sulle pettorine e sulle auto dovrà essere apposto il logo della Protezione Civile della Bassa Sabina “Base 2001”.
- Scarpe antinfortunistica, o comunque scarponi (niente tacchi o sandali).
- Mascherine per la polvere.
- Guanti da lavoro, e se possibile anche guanti in lattice.
- Biancheria. E salviettine umide per lavarvi. (Non ci sono ancora docce)
- Dovrete essere indipendenti se avete bisogno di medicinali (è fortemente sconsigliato partire a persone che hanno Labirintite o problemi di nausea, vertigini o equilibrio, perché la terra ancora trema in continuazione).
- Se avete un casco (da cantiere) portatelo, altrimenti vi verrà fornito sul posto.
4 E’ ottima cosa essere automuniti. Assicuratevi che la vostra auto sia in buone condizioni, perché nelle zone terremotate non c’è ovviamente soccorso stradale (se vi si rompe la macchina la lasciate lì).
E’ ideale se già vi organizzate in gruppi di 3 – 4 persone. Se siete di meno organizzaremo la macchina noi, in modo da partire con una sola auto.
Dovete fornirci preventivamente la Targa e il Modello della vostra auto.
Per accedere alle zone colpite dovete essere registrati. In ogni caso verrà un membro della nostra Protezione Civile a prendervi al punto di controllo. Lo dovrete chiamare quando state per arrivare. Questo è necessario finchè non cessa lo stato di emergenza.
Se venite da lontano, è possibile far base presso la nostra Residenza Teatrale fin dal giorno prima della partenza (via Pietro Nenni 17, 02047 Poggio Mirteto, Rieti – da qui per arrivare a L’Aquila servono 2 -3 ore di viaggio a seconda della condizione delle strade). E’ ideale e necessario partire da qui entro le 6.30 del mattino, come è ideale restare sul campo
3– 4 giorni, in modo da aver una esperienza continuata. Prendiamo comunque anche disponibilità per un singolo giorno.
Per chi arrivasse in treno, deve scendere alla stazione di Poggio Mirteto (non si deve passare per la città di Rieti, ma prendere la linea metropolitana FM1 da Roma Tiburtina, Roma Ostiense o Orte).
NON E’ NECESSARIO
- Portarsi da mangiare. (Nel campo i volontari possono mangiare alla mensa dopo gli sfollati, tuttavia i volontari della nostra Protezione Civile, per non aspettare i tempi della fila si cucinano da soli nella loro cucina da
campo)- Portarsi una tenda.
COMPILATE LA SCHEDA PER OGNI SINGOLO VOLONTARIO
Automunito – si _ no _
Marca e modello auto
Targa
Posti disponibili
Nome
Cognome
Data di nascita
Luogo di nascita
Gruppo Sanguigno
Residenza

Chiunque fosse disponibile può contattarci:
ai numeri
0765 24699 Sede Teatro
328 1125107 Andrea
380 4685062 Lidia
329 0148266 Valentina
all'indirizzo info@condizioniavverse.org inserendo in oggetto
“DISPONIBILITA’ VOLONTARIATO ABRUZZO”
sulla nostra pag. FaceBook “Teatro delle Condizioni Avverse”.
Sito internet: http://www.officineculturali.org/
Per conto di:
“Protezione Civile Base 2001”
Via Ternana 65, 02034 Montopoli Sabina (Rieti)

Il Teatro delle Condizioni Avverse [ovvero] Compagnia del Melograno
Officina Culturale della Bassa Sabina
e Compagnia dell’Inserenata
Andrea Maurizi
via della Torre 18 - 02034 Montopoli Sabina [Rieti]
328.1125107 - 0765.24699 [teatro]

Un terremoto perimetrato



Leggendo i giornali nazionali pare che l’emergenza di questi giorni sia confinata all’aquilano. Si fa un gran parlare della Valle dell’Aterno, si sente parlare spesso della zona di Campotosto e qualche volta dell’altipiano delle Rocche. Sul resto c'è un silenzio quasi assordante. E’ come se il terremoto avesse spiegato la sua forza distruttrice entro dei limiti geografici ben definiti. Eppure danni consistenti ci sono stati anche altrove, anzi, in alcuni posti stanno aumentando proprio in questi ultimi giorni. Le ultime scosse con epicentro attorno al lago di Campotosto hanno provocato diverse lesioni e crolli in moltissimi comuni del teramano.

La situazione è particolarmente delicata a Pietracamela, dove la popolazione dorme in ricoveri di fortuna dalla notte del 6 aprile. Il sindaco mi ha comunicato che non disponendo di tende ampie e capienti gli anziani preferiscono dormire su un pullman dell'ARPA. Una tenda da 8/10 posti con 20 brandine e 20 sacchi letto è stata acquistata con una sottoscrizione da parte di tanti amici e soci della sottosezione del Cai di Pietracamela. Maggiori dettagli sono disponibili sul sito della sottosezione www.caipietracamela.it

Gli sfollati nel teramano aumentano di giorno in giorno, ogni nuova scossa apre crepe, lesioni e provoca micro-crolli. A Castelli risultano lesionati molti edifici del centro storico, il museo della ceramica e la chiesa di Santa Maria degli Angeli che è a rischio di crollo. Tiene la bellissima chiesa di San Donato con la famosa volta coperta di mattonelle di ceramica. Si stanno valutando i danni alla Chiesa Madre situata al centro del paese, in caso di inagibilità costituirebbe un pericolo per tutte le case limitrofe. Inagibile anche l'ambulatorio medico, mentre fortunatamente i primi rilievi geologici effettuati sul costone su cui poggia il paese non ha evidenziato fenditure preoccupanti.

Danni più o meno gravi anche in molti altri comuni dell’area pedemontana del Gran Sasso e più a valle fino a Teramo e San Nicolò a Tordino dove sono inagibili diversi palazzi. I primi rilievi dei vigili del fuoco coadiuvati da squadre di tecnici hanno portato all’evacuazione di 180 edifici nella sola provincia di Teramo.
A questo punto, mentre perdurano le scosse sismiche, si spera che l’istituzione del COM (Centro Operativo Misto) fortemente richiesto dai comuni della fascia pedemontana nella riunione del pomeriggio del giorno di pasquetta, sia il primo passo per prendere atto della grave situazione che sta vivendo anche questa parte di Abruzzo. Il COM dovrebbe portare in tempi brevi al riconoscimento ufficiale dello stato di emergenza condizione indispensabile per poter procedere successivamente alla ricostruzione.

Per chi non sapesse cosa è il COM (io non ne avevo sentito mai parlare fino a ieri) si tratta di un organismo coordinato dalla Regione Abruzzo con sede a Montorio al Vomano che coordinerà tutte le istituzioni presenti sul territorio (comuni, provincia, prefettura), avvalendosi dell’opera gratuita di tanti professionisti resisi disponibili (architetti, geologi, geometri ed ingegneri) provvederà ad effettuare un censimento dettagliato degli edifici colpiti.

Terremoto nella Valle Siciliana



Anche la nostra amata valle è stata coinvolta dagli eventi sismici di questi giorni. Diverse case sono rimaste lesionate soprattutto a Castelli ma un po’ in tutti i comuni della zona. A Colledara sono state dichiarate inagibili le case popolari.

In queste ore nel grande parcheggio situato sotto al monastero di San Gabriele si sta approntando una tendopoli per l’accoglienza non solo degli sfollati dell’aquilano ma anche per quelli dei comuni circostanti.

L’evento più grave che ha colpito la comunità della valle è stato sicuramente la morte di Paolo Verzilli studente di Forca di Valle deceduto domenica notte nel crollo dell’abitazione de L’Aquila dove soggiornava per motivi di studio.

Ma anche il panico generale che ha colpito la popolazione crea una situazione sociale molto difficile. Il fatto che le scosse più forti finora si sono verificate soprattutto la sera o durante la notte ha messo tutti in una posizione di incerta attesa nei confronti dell’ennesima scossa. Nessuno dorme più in casa, chi può si è organizzato per andare a casa di amici o parenti, i più dormono in macchina o in tenda nei giardini.

Nei prossimi giorni sarò in zona, se posso cercherò di aggiornarvi con altre notizie.

Sulle tracce di Orazio Delfico

Itinerario decisamente lungo, sia per lo sviluppo che per il notevole dislivello, ma sicuramente ricco di suggestioni storiche e naturalistiche. Si cammina ricalcando la famosa ascensione di Orazio Delfico, primo salitore del versante teramano del Corno Grande. Il rifugio del Fontanino situato a metà strada fra Forca di Valle e la Madonnina del Gran Sasso è proprio a lui dedicato.



Luogo di partenza: Forca di Valle (800 m.)
Dislivello: 2100 m. circa
Tempo di salita: 6 ore
Tempo di discesa: 4 ore
Difficoltà: EE

Un tempo non troppo lontano su questo itinerario la prima domenica di agosto si rischiava di trovare la folla. La festa della Madonna della Neve richiamava numerosi abitanti della Valle Siciliana che partivano a piedi dai paesi del fondo valle per recarsi alla Madonnina del Gran Sasso.
Era un vero e proprio rito collettivo in grado di portare in quota inter ipaesi. Di solito si partiva a mezzanotte dalla piazza principale e fra canti propiziatori ci si incamminava nell’oscurità. I primi raggi del sole che si alza dalle acque del Mare Adriatico coglieva normalmente i pellegrini poco sotto all’Arapietra. Ho avuto la fortuna di assistere varie volte all'alba da questo posto e posso affermare che è uno degli spettacoli più belli che una giornata in montagna è in grado di offrire. L’atmosfera magica dei pochi istanti in cui il paretone si tinge di rosa è qualcosa che si porta dentro per molto tempo.
La salita
Posteggiata l’auto nei pressi della chiesa di Forca di Valle si comincia a salire ripidamente fra le case seguendo una stradina in cemento. Arrivati alla fine del centro abitato si va a sinistra e si prosegue su una mulattiera pietrosa. Giunti ad un primo bivio si va a destra (i cartelli del Parco aiutano comunque a non smarrirsi) e si continua guadagnando una zona più aperta e caratterizzata da ampi pendii erbosi ancora oggi utilizzati come foraggio per il bestiame. In breve si raggiunge il grande masso sotto al quale scorre l’acqua del Peschio della Fonte, visibile più che altro in primavera quando la sua portata è più copiosa. Un ultimo tratto più ripido della mulattiera conduce ad un'ampia sella erbosa dalla quale si gode una vista magnifica sui due corni, il paretone e i bei pendii della Cima Alta e del Montagnone.
Dalla sella si prosegue verso destra seguendo un sentiero abbastanza largo che sale e poi percorre a mezzacosta il versante orientale del Montagnone. Successivamente una traccia in mezzo ai prati porta al rifugio Orazio Delfico al Fontanino nei cui pressi d’estate pascola di solito una mandria di vacche. Dal rifugio il tracciato si fa più largo ed assume i connotati di una vera e propria strada sterrata, è ciò che rimane del tentativo di costruire una strada in grado di unire in maniera più diretta Pietracamela ed i Prati di Tivo con Forca di Valle e la vicin autostrada A24.
Giunti alla piana del Laghetto seguendo l’evidente tracciato di ciò che rimane della strada, non rimane che dirigersi lungo l’evidente sentiero panoramico che percorre la cresta dell’Arapietra. Si passa accanto al rudere del rifugio dell'Arapietra ed in breve si arriva alla Madonnina. La gita volendo potrebbe anche terminare anche qui, il dislivello e la lunghezza sono già decisamente più che sufficienti per archiviare una signora gita e la vista che si gode dalla Madonnina su tutta la Valle Siciliana e sul Mare Adriatico in lontananza rendono questo posto un ottima meta.
Ma a quelli che hanno fiato e gambe, nochè voglia di proseguire consiglio senz’altro di andare oltre e inoltrarsi nel Vallone delle Cornacchie. Il vallone è una sorta di fiume di pietra costituito da sassi di ogni genere e dimensione che contornano il sentiero. A parte un breve tratto protetto da un corrimano, non si incontrano particolari difficoltà tecniche fino al rifugio Franchetti gestito con grande cura e cortesia da oltre vent’anni dall’amico Luca Mazzoleni (ormai divenuto a giusto titolo un’autentica leggenda del massiccio del Gran Sasso). Il rifugio sorge su un bellissimo sperone di roccia e venne edificato nel 1959 dalla sezione di Roma del Club Alpino Italiano usando le pietre della zona. D’estate si può stare seduti sul tavolato della terrazza del rifugio a 2433 metri di quota e sorseggiando comodamente una birra si possono osservare le cordate impegnate sulle vicine pareti del Corno Piccolo. Chi invece non fosse ancora soddisfatto della fatica profusa per arrivare fin qui può proseguire fin sulla vetta orientale del Corno Grande. Le alternative a questo punto sono due: salire per il ghiacciaio del Calderone e la via normale, oppure percorrere la più impegnativa ferrata Ricci.



Quest’ultima parte direttamente alle spalle del rifugio. Si percorre una traccia di sentiero che taglia un pendio pietroso verso sinistra a mezzacosta fino a raggiungere la cresta Nord del Corno Grande. Il sentiero conduce ad una grande rampa obliqua che si risale interamente, essa termina in corrispondenza di un evidente canale roccioso attrezzato con alcune funi metalliche. Si risale tutto il canale con bellissimi scorci sul paretone e sul sottostante bosco di Casale San Nicola, il vuoto in questo tratto è notevole e occorre mettere le mani sulla roccia per superare alcuni agevoli passi di II grado finchè non si raggiunge l’ampio pianoro dell’anticima nord da dove ci si ricongiunge al tracciato della via normale che si segue fino in vetta. Il carattere alpinistico di questo itinerario ne fa un percorso destinato a persone esperte e che si muovono senza problemi anche su terreno molto esposto.
I meno esperti possono salire in cima seguendo la c.d. via normale. Dal Rifugio Franchetti ci si porta verso destra sul sentiero che taglia la base della morena del ghiacciaio del Calderone e giunge all’evidente Sella dei due Corni. Dalla sella si gode una prima magnifica vista sul Pizzo Intermesoli, sui pilastri di roccia che ne costituiscono la base e sulla sottostante Val Maone.
Il sentiero ora si fa un po’ più disagevole e sale ripidamente fra gli sfasciumi rocciosi della morena del ghiacciaio più meridionale d’Europa. Al termine di questo tratto più ripido si lascia sulla destra il sentiero che sale verso la vetta occidentale e ci si inoltra nella comba del ghiacciaio il cui fondo solitamente d’estate è coperto di pietre. Nella stagione più calda il ghiacciaio è normalmente ridotto ad una ripida lingua di neve che sale verso la vetta occidentale, l’innalzamento della temperatura media negli ultimi anni ha lasciato anche qui le sue vittime.
Si attraversa tutto il fronte della morena del ghiacciaio fino a giungere in corrispondenza di un evidente canale che sale verso la vetta orientale del Corno Grande, i segni sulle rocce ed alcune funi che attrezzano qualche passaggio più ostico non lasciano comunque dubbi sul tracciato da seguire. Questo tratto di salita è un po’ delicato a causa delle tantissime pietre instabili che caratterizzano la zona. Consiglio comunque grande prudenza e attenzione, ricordiamoci sempre che sotto di noi potrebbero esserci altre persone. L’uso del casco è un’eventualità che invito a non scartare.

Si esce sulla cresta sommitale in corrispondenza dell’arrivo della via Jannetta, la grande rampa che incide obliquamente tutto il paretone. La vista che si apre a chi si affaccia da questo punto lascia assolutamente senza fiato sia per l’emozione dovuta all’enorme vuoto che si apre improvvisamente ai nostri piedi che per la selvaggia bellezza di questi luoghi. L’immenso ed altissimo paretone è sotto i nostri piedi e non si può fare a meno di fermarsi un momento a contemplare tanta grandiosa vastità.
La vetta ora è a portata di mano, non resta che proseguire sul sentierino che sale a destra lungo la cresta e arrivare sul grande pietrone che ne caratterizza la sommità. La vista e l’assoluta verticalità delle altre cime rocciose che ci circondano ripagano ampiamente la grande fatica profusa per arivare fin qui.
In discesa si percorre la via normale fino al rifugio Franchetti da dove si prosegue ricalcando le tracce percorse in salita.