Gita da cogliere al volo quando la neve arriva fino a fondo valle “incaciando” le colline della Valle Siciliana. Solitamente queste condizioni si verificano subito dopo il passaggio di una fredda perturbazione balcanica, a questo punto cogliete l’attimo e salite in macchina fino a Cerchiara, posteggiate nei pressi del cimitero e calzate gli sci da scialpinismo o le racchette da neve. Se avete la fortuna di capitare in una tersa e fredda giornata di sole, di quelle che sovente capitano dopo violente nevicate, avrete qualcosa di cui ricordarvi per un bel pezzo.
Partenza e arrivo da: cimitero di Cerchiara (680 m.)
Dislivello: 1.000 metri
Tempo di salita: 2 ore e mezza
Tempo di discesa: 1 ora
Difficoltà: MS (brevissimo tratto BS all’inizio della discesa dal Montagnone)
Partenza e arrivo da: cimitero di Cerchiara (680 m.)
Dislivello: 1.000 metri
Tempo di salita: 2 ore e mezza
Tempo di discesa: 1 ora
Difficoltà: MS (brevissimo tratto BS all’inizio della discesa dal Montagnone)
Salita
Dal cimitero si rimonta il pendio soprastante e passati sopra al tunnel dell’A24 si segue il tracciato di una sterrata che rimane evidente anche dopo copiose nevicate. La stradina conduce per ampie radure fino alla piccola croce metallica che sovrasta la zona della cascata del Pisciarellone. Si lascia sulla sinistra la sterrata principale per proseguire dritti rimontando un costone roccioso, è l’unico passaggio un po’ ostico della gita.
Guadagnato il largo crestone soprastante lo si rimonta tutto fino ad arrivare sulla sommità della Pianalunga, questa zona in dialetto è anche chiamata lu n’cuume, toponimo che almeno foneticamente dovrebbe ricordare un’ampia zona pianeggiante e adatta al pascolo. In effetti ci si trova sulla sommità di un grosso dosso situato davanti al Montagnone e separato da quest’ultimo dal vallone di Vena Pecorale. Si aggira quest’ultimo dapprima scendendo brevemente sulla destra fino ad una selletta e proseguendo successivamente verso sinistra su un sentiero innevato che compie un ampio semicerchio.
Il luogo è davvero splendido, dinnanzi a chi sale si staglia inconfondibile e maestoso il paretone del Corno Grande, mentre più in basso la valle Siciliana degrada dolcemente verso le colline e giù in lontananza si intravede l’azzurro del mare Adriatico. Non rimane che dirigersi verso il piccolo rifugio Orazio Delfico al Montanino e rimontare i pendii soprastanti fino all’evidente intaglio della Forchetta, conosciuta localmente anche come “moccicata dell’asino” a causa del profilo a forma di morso che si osserva da fondo valle. Dal valico si può scegliere, andando a destra si raggiunge la sommità del Montagnone, mentre a sinistra si guadagna la vetta di Cima Alta. Entrambe le sommità sono raggiungibili da questo punto in pochi minuti.
Discesa
Scendendo per l’itinerario di salita non si ci sono particolari difficoltà, ma chi volesse cimentarsi su un pendio un po’ più ripido può optare per una variante di discesa un po’ più “pepata”. Dalla sommità del Montagnone si comincia a sciare cercando di tenersi lungo la cresta alberata che conduce verso Nord – Est in direzione della cima di Colle Pelato. Prima di giungere all’ultima salita che conduce a quest’ultima vetta c’è un punto in cui gli alti salti rocciosi che precipitano a destra verso la valle Siciliana lasciano spazio ad un ripido pendio. La zona è contraddistinta dalla presenza di uno dei tanti cartelli di divieto di caccia ma non c’è possibilità di errore in quanto è l’unico punto in cui la discesa è possibile. Il pendio è ripido solo per un breve tratto iniziale ma è da evitare in condizioni di neve non ben assestata e porta nei pressi di una prima radura (Fonte Brecciole) da dove si prosegue per pendii più facili fino alla selletta di Pianalunga da dove si rientra per l’itinerario di salita.