Ieri pomeriggio a L’Aquila c’è stata la manifestazione indetta dalla provincia e dal comune per sollecitare maggiore attenzione sui temi della ricostruzione in vista dell’approvazione del decreto sul terremoto la cui discussione è prevista in Parlamento per il 15 di giugno. A livello istituzionale c’erano tutti, dai sindaci dei comuni dell’area del cratere, ai comitati di cittadini, i parlamentari abruzzesi e la presidente della Provincia de L’Aquila Stefania Pezzopane. Spiccava solo l’assenza del presidente della Regione Abruzzo, evidentemente non aveva capito che l’orientamento politico in questi casi lascia il tempo che trova.
La partecipazione non era numerosissima come mi sarei aspettato, circa mille partecipanti, ma considerato che è stata una manifestazione organizzata in fretta e furia a ridosso di un giorno festivo va bene così.
Il fronte delle amministrazioni locali è stato compatto nel chiedere che il decreto legge che verrà approvato sia quanto più esaustivo possibile nel definire l’eccezionale situazione di calamità che si è creata il 6 aprile scorso. La stima dei danni ancora provvisoria ad oggi ammonta a oltre 10 miliardi di euro, cifra che non può essere affrontata con mezzucci ridicoli come i crediti d’imposta o i proventi del Gratta e Vinci. Tutti sono stati concordi nel ritenere la tassa nazionale di scopo, come avvenuto in passato nei terremoti che colpirono l’Umbria e l’Irpinia, l’unica strada percorribile.
Solo in questo modo si eviterebbero situazioni tanto inedite quanto assurde con la creazione di cittadini di classe A e di classe B. L’Abruzzo, colpito negli ultimi anni da una gravissima crisi occupazionale, ha scelto da diversi anni di convertire il proprio modello economico andando verso l’offerta di un turismo naturalistico. La regione dei parchi è oggi meta di un turismo stanziale, improntato sulle seconde case e sugli alberghi che ruotano attorno alle sue tante aree protette. Va da sé che identificare i non residenti come cittadini di serie B non idonei a percepire il rimborso totale al pari di chi vive nelle zone sismiche equivarrebbe a dare la mazzata finale all’economia dell’intera regione.
La mobilitazione su questi e altri temi è molto forte anche all’interno dei campi, dove si sono costituiti comitati spontanei che si riuniranno con cadenza quotidiana nei prossimi giorni nonostante le resistenze della Protezione Civile che osteggia apertamente in alcune tendopoli le adunanze degli sfollati. Questo è un tema che, getta più di un’ombra sull’organizzazione di Bertolaso, emerso anche sul blog di Miss Kappa qualche giorno fa.
Al termine della manifestazione siamo entrati in corteo all’interno della zona rossa, percorrendo l’ormai tristemente famosa via XX Settembre fino a sostare davanti alla casa dello studente. Sono stati momenti molto emozionanti e di forte commozione. Per ironia della sorte gli unici muri perimetrali della palazzina che sono rimasti in piedi sono quelli sui quali si aprono le porte di emergenza. Quei quadrati verdi con i maniglioni antipanico ora irridono beffardi dall’alto un cumulo di macerie su cui sono poggiate delle corone di fiori.
Stasera, appena ho un attimo di tempo, posterò qualche foto
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