Un Centro storico da salvare - Collettivo 99


Dal 6 aprile in poi sono stato a L'Aquila non so quante volte. Oltre alla percezione fisica di una città assolutamente stravolta, ho avuto la sensazione parlando coi suoi abitanti di un clima sociale diverso, rinnovato e in costante dinamica evoluzione.
Il 6 aprile 2009 sta a L'Aquila come l'11 settembre 2001 a New York. C'è un prima ed un dopo rispetto a una data che è una linea di demarcazione netta. Dopo il 6 aprile è come se le molte anime silenti aquilane avessero tratto dalla catastrofe forza e nuova linfa per emergere e uscire finalmente allo scoperto.
Nelle tendopoli si sono costituiti e continuano a crearsi ogni giorno nuovi comitati di cittadini. Gli aquilani vogliono essere parte attiva nel processo della ricostruzione, contribuire alle decisioni riguardanti il loro futuro abitativo e vigilare sulle spese sostenute e da sostenere sia nella ricostruzione che nella gestione dei campi da parte della Protezione Civile.
Collettivo99 è uno di questi esempi, un'associazione in grado di coagulare le competenze di molti giovani tecnici aquilani che si vogliono assumere in prima persona l'onere e la responsabilità della ricostruzione della loro città. Gli obiettivi sono chiarissimi: il collettivo ritiene che spetti e sia dovere della comunità aquilana essere artefice del proprio destino futuro, rinnegando qualsiasi intervento piovuto dall’alto o ideato e realizzato esclusivamente da competenze e manovalanze esterne.
La ricostruzione di una città non può prescindere dal suo tessuto sociale, in particolare dai giovani che la vivranno. Considerato che L'Aquila è una città universitaria, popolata soprattutto da studenti, questo principio acquisice ancora più forza. L'opposizione alle c.d. "new town" formate da casette di legno prefabbricate, realizzate in aree lontanissime dai nuclei urbani originari nasce proprio da questo assunto.
L'associazione Un centro storico da salvare sta organizzando un presidio per il 10 giugno a Roma sotto a Montecitorio per far capire quanto sia insoddisfacente il decreto redatto dal governo.

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